La vite maritata della piana Aversana

(Campania, Italia)


 

La Regione Campania era denominata dai Romani Campania Felix, riferendosi alle di sicuro alle bellezze paesaggistiche e alla campagna che alla loro epoca erano assai apprezzata. I Romani consideravano la Campania zona prediletta per costruirvi le ville dove trascorrere le vacanze. La Campania è stata senza dubbio uno dei primi e più importanti "centri" di insediamento, di coltivazione, di studio e di diffusione della vite e del vino nel mondo. Non a caso i migliori vini dell'antichità come il Falerno, il Greco, il Faustiniano, il Caleno erano prodotti in Campania.
L'Aglianico, il Fiano, il Greco, la Falanghina, il Per' e palummo, l'Asprinio, la Biancolella, la Coda di volpe, la Forastera e gli altri vitigni autoctoni coltivati in Campania costituiscono, quindi, la naturale discendenza di questi antichi vitigni denominati come Vitis Hellenica, l'Aminea Gemina, la Vitis Apiana, le Uve Alopeci, l'Aminea Lanata o Minuscola, ecc.

La vite maritata in un dipinto di fine ottocento
Questi nettari furono cantati, lodati da poeti come Orazio e Virgilio e descritti da naturalisti come Plinio il Vecchio. Oggi un certo degrado ambientale ed un mutamento nelle tendenze colturali hanno ridotto la produzione campana di vini.

Fra le antiche e storiche uve autoctone d'Italia, un posto di rilievo spetta certamente all'Asprinio. La patria indiscussa dell'uva Asprinio è l'agro Aversano - in provincia di Caserta - dove ancora oggi quest'uva viene coltivata con il tradizionale metodo della vite maritata, un sistema di viticoltura tipicamente Etrusco in cui la vite viene fatta arrampicare su alberi ad alto fusto, tipicamente il pioppo. Nonostante il sistema sia oggi in declino, è possibile ammirare ancora - viaggiando per le campagne intorno ad Aversa - il suggestivo spettacolo delle cosiddette alberate Aversane che si stagliano nel cielo anche ad altezze di 15 metri.

 

La vite maritata aversana

La testimonianza più antica della viticoltura risale al VI secolo a.C. Al tempo degli etruschi esisteva una particolare teoria sulla coltivazione delle viti: si usava la vite "maritata" a piante ad alto fusto, potata ed educata come una liana. Successivamente la scuola greca ha introdotto sistemi che allevano che la vite come arbusto sostenuto da un tutore; esempi del primo tipo sono a Caserta l’Asprino, allevato altissimo consociato a pioppi o gelsi oppure i vecchi testucchi di Taurasi, mentre esempi della seconda forma di allevamento sono gli alberelli pugliesi o la moderna spalliera.
In epoca romana, la vite fu "addomesticata" con l'utilizzo di pali e ci fu il ricorso a potature annuali. In questo modo la viticoltura campana raggiunse il massimo splendore.

 

Si ringrazia per il contributo di dati e di fotografie: Prof. arch. M. Isabella Amirante, arch. Antonella Violano: Dipartimento di Restauro e Costruzione dell'Architettura e dell'Ambiente Seconda Università degli Studi di Napoli