Ai fini operativi dell’individuazione degli ambiti del PBC, AGER ha elaborato una metodologia di analisi del territorio, finalizzata a mettere in evidenza, documentare e rappresentare cartograficamente l’addensamento di un insieme di elementi fisici-tangibili e di elementi immateriali-culturali e l’esistenza di una rete di relazioni tra essi.

 

La caratteristica fondante di un PBC è infatti la rete complessa di relazioni spesso ricorsive tra i suoi elementi: la forma del paesaggio è in relazione con il lavoro agricolo, che è influenzato da modalità sociali economiche e dalla disponibilità di risorse naturali, tutto ciò si riflette sui costumi tradizionali e su ciò che oggi si è conservato del patrimonio naturale del territorio e così via. Possiamo intravedere il “paesaggio” in ciascuno degli ambiti tematici presi separatamente, ma la manifestazione finale che ci interessa, e che noi chiamiamo paesaggio bioculturale, emerge dal saper cogliere l’interrelazione esistente tra questi ambiti. Ecco che gli elementi del paesaggio diventano inseparabili dal loro correlato di legami con altri elementi e in questa loro unione assumono il carattere finale di Indicatori Bioculturali del Paesaggio.

 

La notevole particolarità del lavoro consiste quindi nel tentativo di associare e trattare congiuntamente dati appartenenti ad ambiti tematici diversi ed eterogenei tra di loro, che normalmente vengono trattati in discipline diverse e che delineano approcci di lettura del territorio procedenti di solito con andamento parallelo, senza dialogo reciproco.

 

E’ chiaro che le finalità del lavoro impongono il concorso di competenze multidisciplinari che spaziano da quelle naturalistiche a quelle agronomiche, antropologiche, ecc. tale requisito è soddisfatto dalla presenza di un Gruppo di Lavoro formato da esperti delle varie discipline.
Tale presenza, come pure una modalità di lavoro il più possibile “in contemporanea”, basata sul dialogo tra gli esperti, costituisce parte fondante e irrinunciabile del processo metodologico di individuazione dei PBC.

 

L’esplorazione del territorio, viene condotta con la finalità di coprire adeguatamente tutto lo spettro di esigenze di conoscitive di un luogo: tipicamente, dovrebbe essere risolta nei seguenti campi di indagine, tuttavia le peculiarità dei territori indagati potrebbero imporre di declinare le tematiche in maniera diversa enfatizzando alcuni aspetti a scapito di altri.

  1. campo floristico – il cui oggetto è rappresentato dalle specie vegetali della flora dell’ambito considerato, si tratta di elementi salienti del locale panorama floristico, selezionati per il preminente interesse bioecologico (fitogeografico, corologico, ecosistemico, bioclimatico, genetico, evolutivo, ecc.) e/o per il peculiare ruolo svolto nella connotazione del paesaggio, nella memoria storica e nella tradizione culturale rurale che caratterizzano il contesto territoriale analizzato.;
  2. campo faunistico – il cui oggetto è rappresentato dalle specie le faunistiche presenti nell’ambito considerato; elementi autoctoni peculiari la cui presenza/persistenza può essere considerata un indice del valore bioculturale che caratterizza un determinato ambito territoriale
  3. campo ecosistemico - il cui oggetto è rappresentato dalle unità le ecosistemiche seminaturali presenti nel territorio indagato, tra gli elementi aventi funzione di indicatori delle valenze bioculturali del territorio, vengono inclusi ambiti ecosistemici e microambienti (anche relittuali) che conservano gradi significativi di naturalità, anche in considerazione del loro ruolo di emergenze bioregionali fortemente caratterizzanti l’equlibrio del paesaggio e la struttura degli ecomosaici correlati al microsistema territoriale indagato.;
  4. campo biogenetico - il cui oggetto è rappresentato dagli organismi vegetali e animali, le razze e le cultivar che costituiscono endemismi dal punto di vista genetico, molte presenze di cultivar locali, sono note per la loro secolare permanenza ed autoctonia inoltre vengono considerati come peculiarità biogenetiche del territorio i ceppi endemici di specie floristiche o faunistiche la cui origine genetica sia stata rilevata nel corso di studi pregressi.
  5. campo architettonico - il cui oggetto è rappresentato dalle tipologie di architettura rurale e tradizionale presenti nell’ambito considerato;
  6. campo demo/etno/antropologico - il cui oggetto è rappresentato dall’insieme tratti dei sociali, economici, culturali della comunità rurale, elementi che hanno fortemente contribuito a costruire e a modellare la fisionomia profonda del territorio, accanto alle specificità naturali (geologiche, morfologiche, ecosistemiche); il ruolo più importante è da ricercarsi nella cultura contadina che per millenni ha permeato e plasmato i paesaggi bioculturali gamma infinita e sfumata di saperi, di sedimentazioni culturali, di archetipi, di sensibilità
  7. campo agronomico - il cui oggetto è rappresentato dalle colture agricole e dalle relative tecniche agronomiche tradizionali con caratteri di permanenza e, allo stesso tempo, in relazione con gli assetti naturali, il tessuto sociale, la memoria il vissuto e la cultura del territorio, il campo di indagine agronomico può essere considerato come un’estensione del campo demo-etno antropologico, con un riferimento più esplicito alle tecniche agronomiche come abilità manuali, ma anche come forze modellatrici del territorio
  8. campo delle forme del paesaggio - il cui oggetto è rappresentato dai segni e componenti percettivo/spaziali che risultano dalla sovrapposizione degli assetti naturali e delle manifestazioni delle attività antropiche..

 

Criteri di selezione degli elementi dei PBC

L’indagine relativa a ciascun campo porta ad identificare per ogni ambito tematico, una molteplicità di elementi, ma non tutti contribuiscono a formare il Paesaggio Bioculturale dell’ambito territoriale considerato: infatti và operata una selezione sulla base dei criteri che si vengono ad elencare di seguito:

  1. PERMANENZA. Gli elementi di interesse per i PBC hanno caratteri di permanenza, cioè sono resilienti rispetto all’evoluzione recente dello scenario socio-economico e agronomico.
  2. GEOREFERENZIABILITA’. Gli elementi di interesse per i PBC lasciano per lo meno un’impronta georeferenziabile sul paesaggio, cioè esistono elementi fisico/geografici che possono definire con certezza o con sufficiente approssimazione la loro localizzazione o distribuzione, attuale o passata, sul territorio.
  3. TIPICITA’. Gli elementi di interesse per i PBC, sono riferibili strettamente all’area geografica considerata, oppure ad un contesto geografico più allargato ma comunque circoscrivibile, in ogni caso non oltre il dominio bioregionale, oppure ancora sono riferibili ad un contesto geografico più vasto e indefinito (non oltre l’ambito macro-regionale), presentando però peculiarità che li differenziano a livello locale.
  4. CORRELAZIONE. Gli elementi di interesse per i PBC sono correlati ad almeno uno o più elementi, di altri campi, tali relazioni sono osservabili e si possono desumere da:  - letteratura;
     - testimonianze locali;
     - osservazioni dirette.

Nell’ambito di questa griglia di criteri generali, ciascun campo può considerarne altri, specifici e più restrittivi a seconda delle peculiarità del paesaggio studiato.

 

Criteri di correlazione tra gli elementi dei PBC

Le correlazioni tra gli elementi dei vari campi, sia dirette che indirette, possono essere unilaterali o reciproche, cioè possono avere rispettivamente una sola direzione (un elemento “genera” una relazione con un altro e non viceversa), oppure al contrario possono avere entrambe le direzioni. .
In generale la sussistenza di almeno una delle due condizioni seguenti è stata considerata indispensabile per ritenere valida una relazione:

  • costanza del legame tra i due elementi;
  • esigenza che l’elemento che genera la relazione trovi nell’altro le condizioni necessarie alla propria esistenza.

Si sono escluse naturalmente le relazioni non soddisfacenti questi criteri: ad esempio, un elemento floristico è certamente correlato al suo ecosistema di appartenenza ma l’ecosistema non è certamente correlato a quella specie, perché non è detto che nell’ecosistema troviamo  necessariamente quella specie. Ciò non vale invece per le specie fortemente caratterizzanti (costruttrici), con queste l’ecosistema avrà una relazione di necessità, che sarà quindi da prendere in considerazione.
Ad esempio una forma architettonica rurale quale un pozzo in muratura è/era necessariamente correlata all’orticoltura, ma l’elemento “orticoltura” non è necessariamente correlato all’elemento”pozzo in muratura” perché l’approvvigionamento idrico per la coltivazione può/poteva essere garantito da botti, sorgenti, cisterne, ecc.

 

Rappresentazione schematica degli indicatori del paesaggio bioculturale

Gli indicatori bioculturali del paesaggio vengono organizzati in una data base rappresentato da schede, una per campo di indagine; ciascuna scheda è organizzata in forma di quadro sinottico e riporta da una parte gli elementi del campo di indagine corrispondente, ai quali è assegnato un codice identificativo e da un'altra mette in evidenza le correlazioni di ciascun elemento con gli elementi degli altri campi.
Le relazioni sono quindi  esplicitate e commentate, all’incrocio tra le righe degli elementi del campo preso in considerazione e le colonne dei campi contenenti gli elementi correlati.

 

Rappresentazione cartografica del paesaggio bioculturale

Uno degli aspetti più interessanti, dal punto di vista metodologico, del presente lavoro, è l’identificazione dei PBC su base cartografica. I PBC sono definiti dalla compresenza e addensamento di un insieme di elementi tra loro interrelati per cui si è elaborata una modalità di rappresentazione che potesse evidenziare in termini quantitativi sia l’addensamento sia l’esistenza di relazioni tra i vari elementi.

Il primo passo è ovviamente la lettura del territorio tramite supporto areo-fotogrammetrico e successivo controllo in campo. Poi occorre georeferenziare tutti gli elementi selezionati, su base GIS. (Geographycal Information System) vettoriale nelle modalità esistenti di restituzione geometrico-spaziale del dato: puntuale, lineare, areale.

 

 

Box 1 Formato dei Dati Spaziali


Dati spaziali in formato Vettoriale
In formato vettoriale il dato spaziale è costituito geometricamente da una forma grafica, che può essere a sua volta puntuale, lineare o areale, collocata in un sistema di coordinate geografiche di riferimento e da uno o più attributi associati ad essa. La forma grafica, le sue coordinate spaziali e la tabella dei dati relativi agli attributi sono registrati in un unico shape-file e sono visualizzabili tramite i programmi GIS.


Dati spaziali in formato Raster
In formato Raster i dati sono basati su righe e colonne, l’informazione spaziale è contenuta in ciascun Pixel, punto di incrocio tra ciascuna riga e colonna, identificato da coordinate. Ad ogni pixel può corrispondere un valore nullo o un valore positivo, che corrisponde alla misurazione di un dato fenomeno. Essendo l’informazione contenuta nel pixel i file Raster (Grids) non hanno tabelle di attributi associati.

 

 

Il risultato delle operazioni di restituzione cartografica e digitalizzazione in ambiente GIS, è la sovrapposizione di diversi layers in formato vettoriale (vd. Box 1) appartenenti ai rispettivi campi, riportanti gli elementi puntiformi, lineari e areali identificati.

 

Una volta georeferenziati inizia il processo di elaborazione dei dati spaziali, allo scopo di pervenire a una rappresentazione cartografica del grado di addensamento degli elementi sul territorio e dell’entità delle relazioni generate dai vari elementi con altri.

 

Trattandosi di sintetizzare fenomeni di addensamento geografico, è necessario riferire i dati finali ad unità discrete di superficie (pixel) di dimensione spaziale, adeguata a rappresentare i dati disponibili alla scala di lavoro, (comunale, provinciale, regionale, ecoregionale, ecc.).

I dati dei vari layer rappresentati in formato vettoriale, vengono quindi convertiti in formato Raster (Vd. Box 1 e fig 1)

 

 

 

utilizzando la dimensione del Pixel ritenuta opportuna e ottenendo una precisa sovrapposizione verticale delle celle derivate da ciascun livello informativo.

 

La conversione in raster si rende necessaria anche per poter implementare un modello di analisi spaziale in grado di restituire, in un livello informativo di output, il risultato dell’esplorazione e del calcolo aritmetico dei valori in una sequenza verticale di layers sovrapposti (overlay aritmetico).

 

Tale elaborazione può essere effettuata applicando alle griglie ottenute dalla conversione dei vari layers vettoriali, le estensioni di analisi spaziale, proprie dei sistemi GIS, che permettono appunto di effettuare analisi statistiche su più data sets in formato raster sovrapposti e consentono in particolare di produrre un raster in uscita che presenta, per ogni pixel il risultato di elaborazioni di calcolo sui valori rilevati sui pixel corrispondenti, nei vari layers raster utilizzati.

 

Un esempio di risultato è riportato nella figura 2 qui a fianco

 



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  • Marzo 2011
    AGER è entrata a far parte della Partnership Interna-zionale del progetto: "Sato-yama Initiative" concepito congiuntamente dal Mini-stero dell’Ambiente del Giappone e dall’istituto di Studi Avanzati dell’Uni-versità delle nazioni Unite (UNU-IAS).
  • Ottobre 2010
    Dichiarazione dell'area di Schierano come zona di no-tevole interesse paesag-gistico"
  • Gennaio 2009
    AGER ha aderito alla Cam-pagna Nazionale: "Stop al Consumo di Territorio"
  • 25 giugno 2008
    AGER si costituita come Associazione Culturale

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